Terremoto, uno studio rivela: oltre la metà degli studenti teramani non reputa sicura la propria scuola

TERAMO – Angoscia e panico, cambi di umore, disturbi somatici, difficoltà a dormire. Sono solo alcuni dei disturbi post traumatici vissuti da molti studenti teramani dopo le scosse che tra agosto 2016 e gennaio 2017 hanno devastato il Centro Italia. Almeno a leggere i dati raccolti nell’ambito della ricerca "Torniamo a volare" promossa dall’Associazione Es Counseling e Psicologia e dalla dottoressa Oriana Broccolini, condotta su 350 studenti teramani (80 studenti delle medie Zippilli e Istituto comprensivo di San Nicolò e 274 studenti del Liceo Classico, del Liceo Artistico, dell’Agrario e dell’Alberghiero) e su 150 docenti, ai quali è stato sottoposto un questionario anonimo su "comportamento ed emozioni nell’emergenza sisma".
I risultati della ricerca, le cui domande spaziavano dalla percezione di sicurezza rispetto alla propria scuola ai disturbi post traumatici registrati in seguito al terremoto, sono stato presentati a Teramo nel corso di un convegno all’Ipogeo. In particolare, da quello che emerge dalle risposte al questionario sottoposto ai ragazzi, il 52 per cento del campione percepisce la propria scuola come non sicura, rispetto ad un 42 per cento che invece la considera sicura e ad un 6 per cento che non si è espresso.
Discorso diverso per le misure di sicurezza messe in atto dalla scuola: solo il 26 per cento le ha giudicate soddisfacenti, mentre il 16 per cento si è detto insoddisfatto e addirittura il 58 per cento non ha risposto alla relativa domanda.
La ricerca pone poi il focus sulle reazioni emotive al terremoto, dalle quali emerge come nonostante solo l’1 per cento del campione si sia rivolto agli specialisti, siano invece stati registrati numerosi disturbi post traumatici transitori, come la comparsa di angoscia e panico (27%), cambio del tono dell’umore (14%), dolori somatici (13%), difficoltà a dormire, incubi e flashback (15%), eccessivo attaccamento ai familiari (11%). Altri cambiamenti hanno interessato le abitudini alimentari (4%), la difficoltà di concentrazione nello studio (15%), l’attuazione di comportamenti disadattivi come l’uso di droghe e alcool (11%).